Senza pelle: Scrivere per guarire i graffi dell’anima
“Quando la pelle è troppo sottile o non c’è e non difende più dall’esterno e il di fuori graffia l’anima, cosa ci può salvare? Forse l’affidare a uno scritto voci inascoltate e parole inespresse, così che il dentro diventi fuori e non ci siano più limiti agli spazi di un’anima.”
Da un’idea del dottor Emanuele Lomonaco, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl di Biella – realizzata in seguito alla sua prematura scomparsa da Enti e Istituzioni, collaboratori e Associazioni e dalla moglie Patrizia Tempia – ha preso vita il concorso letterario “Storie di guarigione”: autobiografie, racconti e poesie per dar voce alla rinascita dopo la malattia mentale. Questa iniziativa è stata fregiata di una medaglia dalla Presidenza della Repubblica.
Dagli scritti premiati e da quelli di alcuni poeti noti che hanno vissuto gli stessi disagi – Alda Merini, Dino Campana, Umberto Saba e Sylvia Plath – attraverso parole, immagini e suoni parte il racconto di percorsi esistenziali volti a coprire la distanza che dolorosamente separa ciascuno dal proprio sé.
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