Com’è la situazione nei servizi psichiatrici? PARLIAMONE…

Il COVID ha modificato profondamente, il nostro modo di accedere ai SERVIZI. Si va solo su appuntamento, spesso a porte chiuse, stando bene attenti ad evitare altre persone. Se questo ci tutela dal contrarre il virus ci porta ad essere ancora più isolati. Non ci incontriamo più in sala d’attesa dove potevamo scambiare due parole o anche semplicemente uno sguardo DI CONDIVISIONE, sulla nostra comune situazione di sofferenza e di difficoltà. SIAMO SOLI CON LE NOSTRE DOMANDE, I NOSTRI DUBBI. Scopri di più…

Proponiamo in visione i due numeri della rivista Segn/Ali del 2020

LA PAROLA E LA CURA – Diari dalla quarantena

LA PANDEMIA, LA PAROLA, LA CURA

Un virus classista. Pandemia, diseguaglianze e istituzioni

di Benedetto Saraceno

Dopo una limpida e straordinaria carriera ai vertici di una grande organizzazione internazionale, Benedetto Saraceno ci consegna questa ineccepibile lectio magistralis. Chi ci governa, chi fa politica, chi dirige servizi pubblici legga, studi e, finalmente, agisca.
Franco Rotelli

Descrizione del libro

Oltre a portare morte, sofferenza e gravi e duraturi danni all’economia del nostro Paese, la pandemia da Covid-19 ha mostrato le drammatiche carenze e distorsioni nel sistema sanitario e di welfare territoriale, frutto di cecità culturale e di scelte politiche irresponsabili. Ha inoltre reso evidente la débâcle del modello residenziale per tutti i soggetti fragili. Il paradigma della psichiatria istituzionale, messo in crisi da Franco Basaglia e dall’impianto della legge 180, si ripresenta oggi in modo pervasivo, e ben oltre l’ambito psichiatrico, per “contagiare” l’intero universo delle disabilità e delle vulnerabilità psicosociali. Con la pandemia è emerso infatti il grave deficit di democrazia sia nella salute sia nella sanità. Un deficit che va colmato mediante la promozione e lo sviluppo di processi di “democrazia dal basso”: una medicina e un welfare integrati e rafforzati, una reale trasparenza dei sistemi sanitari, la riappropriazione del diritto alla salute da parte delle comunità locali.

«Virus classista», tra contraddizioni e vulnerabilità

SAGGI. A proposito dell’ultimo libro dello psichiatra Benedetto Saraceno, sulle diseguaglianze provocate dalla pandemia

Marco Rovelli

La pandemia ci ha mostrato, fin da subito, che cosa non va nel nostro modello di sviluppo, per quanto non sembri che riusciamo a far tesoro dei suoi insegnamenti.

In un piccolo ma prezioso libro, Un virus classista. Pandemia, diseguaglianze e istituzioni (edizioni Alphabeta Verlag, pp. 112, euro 12), lo psichiatra Benedetto Saraceno (formatosi alla scuola triestina di Basaglia, e poi per quindici anni a capo del Dipartimento di salute mentale e abuso di sostanza dell’Oms) evidenzia le radicali insufficienze del sistema sanitario e del welfare portate alla luce dalla pandemia. Che si possono riassumere da una parte nella sottovalutazione dei determinanti sociali della salute (così come per le patologie psichiatriche, la povertà incide in ogni forma di patologia) e dall’altra nella progressiva privatizzazione del sistema sanitario.

NON SI RIFERISCE SOLO alla psichiatria, Saraceno, ma a tutto il sistema sanitario: quel che vale per le fragilità psichiche vale anche per tutte le altre vulnerabilità. In questo senso, la psichiatria istituzionale, che era stata messa in crisi dalla riforma basagliana e che poi è tornata alle sue pratiche di esclusione sociale nell’era del trionfo neoliberale della «società degli individui», è una cartina di tornasole dell’intero sistema sociale. Anzitutto, il modello residenziale, che di fatto esclude dal tessuto sociale i soggetti portatori di qualsivoglia disabilità, «vite di scarto», si è rivelato disastroso: l’ecatombe nelle Rsa (e specialmente in quelle della sanità ragionale lombarda, all’avanguardia nel processo di privatizzazioni) sta lì a dimostrarlo.

L’EMERGENZA, scrive Saraceno, ha evidenziato due criticità storiche dei nostri sistemi di salute: lo smantellamento della medicina di prossimità e del welfare di territorio e di comunità, e lo sviluppo incontrollato del modello residenziale per le popolazioni fragili e vulnerabili. Invece, si tratterebbe di superare la separazione fra sociale e sanitario, superando i grandi istituti e creando nuclei piccoli inseriti nel tessuto urbano. Da quindici anni a questa parte, a Trieste si è sperimentato un modello che va in questa direzione, quelle delle microaree, che meriterebbe di essere preso ad esempio (su questo tema, c’è un altro importante libro edito sempre da Alphabeta Verlag nella collana 180, La città che cura, a cura di Giovanna Gallio e Mariza Grazia Cogliati Dezza).

Spostare il centro del sistema sanitario dall’ospedale alla comunità è un obiettivo politico fondamentale, che purtroppo anche chi reclama oggi la «medicina territoriale» non ha compreso, nel momento in cui fa del green pass il nemico assoluto, laddove esso è esclusivamente una risposta emergenziale e provvisoria. Che sia la destra leghista che privatizza a farsi portatrice di una «battaglia di libertà» contro il vaccino è la prova di come quella sia una lotta che guarda all’obiettivo sbagliato.
Il libro di Saraceno, in questo senso, è un programma politico di lungo periodo che dovrebbe stare al centro di qualsiasi progetto politico di sinistra.